La questione è non solo imbarazzante, è gravissima. E non è imbarazzante più di tanto che a cascarci sia stata la presidente del Consiglio che ha sempre sommessamente ragione e quando non ha ragione grida, è assai più imbarazzanti che sia il geniale staff che segue, filtra, controlla, o almeno dovrebbe farlo, Palazzo Chigi sia cascato in una simile trappola (consiglieremmo caldamente a Meloni di guardarsi in casa con attenzione, consci che non si danno consigli a chi sa già tutto).
Il riferimento è naturalmente alla burla di cui è rimasta vittima la presidente del Consiglio alla quale sono stati passati al telefono due sedicenti diplomatici africani, che non si sono qualificati, con i quali la liderissima si sarebbe confrontata per una quindicina di minuti – 16, per gli amanti della precisione e secondo Repubblica di cui pubblichiamo alcuni stralci in basso. La presidenta è abbastanza attenta e non s’è fatta sfuggire nulla che non fosse già supernoto, ma fa pensare, preoccupa oseremmo dire, che proprio la presidente del Consiglio che vede nemici dappertutto e quando non ci sono li crea, non sia riuscita a fiutare la trappola.
In soldoni la presidente che non deve chiedere mai è riuscita a rispondere al telefono a due comici russi pensando di rivolgersi a un sedicente presidente della Commissione dell’Unione Africana, che non ha mai dato né nome né cognome in sedici minuti di colloquio (almeno stando a quanto riferito oggi dal direttore di Repubblica a Tagadà), colloquio rivelatosi poi una trappola, o burla che dir si voglia, all’interno del quale colloquio Meloni d’Italia “parla esplicitamente di “stanchezza” rispetto al conflitto russo ucraino” rivelando poi di avere “alcune idee su come gestire questa situazione, ma sto aspettando il momento giusto per provare a presentare queste idee”, perché la genialità non si condivide essendo inscindibile da noi stessi.
Il colloquio è stato postato, scrive ancora Repubblica, su una piattaforma online canadese ed è stato ripreso dall’agenzia russa Ria Novosti. Naturalmente avete ragione voi. Non c’è niente da ridere.
(1 novembre 2023)
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